sabato, Settembre 30, 2023
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Nuova pandemia: la resistenza antimicrobica aumenta i rischi

Una nuova pandemia in arrivo? Aldilà della scaramanzia, purtroppo non sembrano arrivare buone notizie. Proprio quando il mondo si sta ancora riprendendo dalla tragedia del covid, il rischio di una nuova pandemia sembra concretizzarsi all’orizzonte. Stiamo parlando dei rischi derivanti dalla resistenza antimicrobica che, secondo alcuni dati, potrebbe portare a conseguenze molto gravi già entro il 2050.

Terreno fertile per i virus

Ciò che sta accadendo è che la resistenza antimicrobica sta trovando terreno sempre più fertile anche grazie a un aiuto “umano”, ovvero l’agricoltura (e l’allevamento) sempre più intensiva. Secondo quanto riportato dall’OMS, la resistenza antimicrobica consiste in un processo che vede batteri, funghi e parassiti evolversi così da acquisire una resistenza agli antibiotici. Inoltre, gli antibiotici vengono sempre più spesso utilizzato in modo eccessivo, e spesso immotivato. Come spiega Cóilín Nunan, consulente scientifico presso l’Alliance to Save Our Antibiotics, le cui dichiarazioni sono state riprese da Euronews, l’allevamento intensivo presenta parecchi rischi dovuti al fatto che gli animali vengono sempre più nutriti con antibiotici, permettendo così a molti batteri di sviluppare resistenza. Se non sia agirà in fretta, comunque, il rischio di una nuova pandemia potrebbe davvero diventare reale nell’arco di pochi anni.

Le misure urgenti per evitare la nuova pandemia

Per evitare scenari catastrofici legati allo sviluppo di una nuova pandemia dovuta alla resistenza agli antibiotici, l’UE nel 2022 ha già vietato le forme di uso di antibiotici negli allevamenti. La soluzione, secondo Cóilín Nunan, dovrebbe essere quella di migliorare la zootecnia, andando così a contrastare la dipendenza dagli antibiotici, spesso anche solo per sopperire a condizioni igieniche carenti. Prima che sia tardi, dunque, è necessario procedere ad abbassare la densità di allevamento per metro quadrato, migliorando l’igiene generale. Non farlo, esporrebbe a rischi davvero elevati. L’importante è che la società inizi a comprendere quale sia la posta in gioco, agendo d’anticipo prima che sia troppo tardi.


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