Una città perduta dei Maya nella giungla del Messico? Nella densa vegetazione della riserva di Balamkù, situata nel meridione del Messico, è emersa una recente scoperta che ha svelato i residui inediti di una remota città Maya. L’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) ha ufficialmente comunicato che questi reperti appartengono a un fondamentale insediamento risalente a oltre un millennio fa.
Una città perduta dei Maya ancora piena di misteri
Questa località antica è composta da maestosi edifici a forma di piramide, maestose colonne di pietra, tre spaziose piazze adornate da “imponenti strutture” e altre configurazioni architettoniche disposte in modo quasi concentrico. Del resto, in molti continuano a fare scoperte eccezionali in Sudamerica, lasciando pensare che ci sia ancora moltissimo da scoprire nella giungla sulle antiche civiltà mesoamericane.
Il ritrovamento è stato possibile in parte grazie all’analisi di immagini aeree, le cui caratteristiche indicavano la probabile presenza di reperti archeologici della cultura Maya. Grazie alla scansione laser sono state individuate diverse concentrazioni di strutture preispaniche nella zona, con caratteristiche simili a quelle di altri siti archeologici, il che è stato confermato attraverso ispezioni sul campo. Insomma, siamo di fronte a una vera e propria nuova città perduta dei Maya, su cui c’è ancora moltissimo da scoprire.
Ocomtùn il nome della città
Ocomtún presenta anche elementi peculiari. Ciò che ha sorpreso maggiormente gli esperti dell’INAH è che si trova su una “penisola” di terreno elevato, circondata da zone paludose. Gli archeologi segnalano che i tipi più comuni di utensili in ceramica che hanno trovato risalgono al periodo Tardo Classico (600-800 d.C.), anche se sono in attesa di analizzare campioni di questo materiale al fine di ottenere dati più affidabili sui periodi di occupazione della città Maya.